Il vento soffia. È notte fonda. Il guardiano non à chiuso a chiave l’inferriata. Sbattendo, la grata produce un ru-more prima spaventoso, poi assordante.
La luna rossa di sangue appare, scompare, riappare e sparisce più volte, mentre le nuvole, spazzate dal vento, le passano davanti, l'una dopo l'altra. Gli alberi ululano. I rami si spezzano. Sbattono anche le persiane. Si o-dono urli e lamenti di animali, taluni notturni, talaltri randagi.
Si scoperchia una tomba. La bara si apre. Lui risorge. È il sole delle tenebre, bello da affascinare e da sconvol-gere insieme. Esce dalla fossa e s'incammina verso l'uscita del cimitero, il cui cancello giace adesso a decine di metri dall'entrata, scardinato dal vento.
Un grido di terrore lacera il buio nella cella. Lei si è destata di soprassalto. È la monaca di un convento sper-duto. Il confessore l’à deflorata nel sonno. Egli si era nascosto sotto il letto. Poi è fuggito prima che la suora si svegliasse nuda, le vergogne sanguinanti.
All'alba la sposa di Cristo viene trovata a terra. È seduta sopra i talloni, piegata sulle cosce, il capo fra le gi-nocchia, le mani forse incrociate al petto.
Cuando una consorella tocca la religiosa priva del velo, costei cade in posizione fetale, il crocifisso conficcato nel cuore.
Acreàstro Ennannellòro — 24 marzo 2010
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